lunedì 24 marzo 2008

Dio è distratto



Gianluca Liguori

Dio è distratto.



È il giorno di Natale, oggi, e quasi tutti si sono appena alzati da tavola, o sono ancora al dolce, o all’amaro. Io ho appena terminato il mio banchetto, dopo aver preparato il mio cibo in nemmeno un quarto d’ora: occorre non sprecare tempo. Salsicce economiche di suino e tacchino con pomodori e formaggio per contorno, non avevo pane fresco ed ho terminato quello duro di ieri: il mio favoloso pranzo natalizio. Ho accompagnato il mio desolato pasto con una bottiglia di vino buono della mia zona, come un’eco della mia terra lontana, una bottiglia di Aglianico quasi terminata, ma non ho da preoccuparmi, avevo provvisto alle scorte, mi ero ben organizzato dal momento che sapevo di dover rimanere qui a Roma senza nessuno durante queste due settimane di vacanze. Natale nella capitale, in perfetta sintonia con la mia solitudine. Sono le cinque del pomeriggio, il pomeriggio di Natale ed io non ho alcun Natale da festeggiare. Sono solo. Finalmente solo.
Abito in via Roberto Malatesta 39, nella più fantastica dimora in cui abbia vissuto da quando sono a Roma, e ne ho cambiate parecchie, almeno sette o otto, ho perso il conto, in questi quattro anni, e tra non molto dovrò abbandonare pure quest’altra casa: sono un pianeta che gira su sé stesso e attorno e dentro l’universo, scrittore vagabondo disperso tra le arterie della più eterna delle città eterne. Roma è oramai il mio paese, il mio luogo, la mia casa; ho rinnegato le mie origini, mi sono estirpato dalle mie radici, ho ferito mia madre e mio padre unicamente per amore di questa città magica: Roma infinita, Roma perversa, Roma diabolica; Roma Santa.
Divido la mia camera dipinta di blu con il cervello più grandioso che abbia mai conosciuto, la mente più pazza e irrequieta come nessuna prima mi si era imbattuta incontro. Mi ricordava il mitico Dean Moriarty di Sulla strada ed è probabilmente questo il motivo per cui mi sono sentito legato a lui sin da principio: il nostro incontro, la sua conoscenza, hanno portato lo stesso tipo di devastazione su di me come già fu una volta il Santo Neal Cassady per l’uomo e lo scrittore Jack Kerouac, o qualcosa di simile. Se io sono un grande scrittore, vivo con Dean Moriarty, un Dean Moriarty più colto e più erudito, che sa tutto-tutto su Nietschze e non ha bisogno di altro che di sapienza, un solitario che soffre di solitudine, un antisociale, un filosofo che non parla, scappa via dalle masse e si erge a difensore dei deboli, degli oppressi, ma sempre e comunque Dean Moriarty, sì, Dean, il folle, il folle Dean, e sono già tre mesi che condividiamo il tetto, Dean ed io, nonostante le presenze più o meno piacevoli che ci vivono intorno. Ne abbiamo vissute insieme parecchie da quel lontano giorno di tre inverni fa, di tre inferni fa, mentre adesso, da quando riponiamo il sonno nello stesso asilo non esistono più quelle uscite e quelle giornate meravigliose, quelle infinite dissertazioni a cercare chissà cosa, i progetti e le idee, le avventure, i sogni, i viaggi, brillanti e folli e santi di cristallo da quattro soldi; qualcosa si è perduto, resta soltanto di rado qualche serata tra infiniti sorsi di vino e spini senza risparmio per glorificare il sacro scorrere del tempo, e tanta, troppa nostalgia dei tempi andati: quando ci sentivamo giovani. Dean è nato l’8 febbraio, esattamente come Neal: le coincidenze, i presagi, le sfiorate verità.
Vivere insieme a Dean è quanto di più eccitante e rassicurante per il mio spirito ansioso di fuga, il suo bruciare è nutrimento continuo per la mia creatività, per la mia arte; mi alimento della sua genialità soffocata, della sua poesia inespressa, come se lui fosse l’artista muto per definizione, anzi no, lui è l’artista muto, l’artista senz’arte, l’artista totale, la sua vita non è che la sua opera mentre io da parassita trasformo la sua ineluttabile ombra in immortali volontà.
Dean fa disegni fantastici ma adora troppo la pittura ed i grandi geni del passato per potersi rendere conto della sua magnificenza, avrebbe bisogno di sicurezza più di quanto possa immaginare.

( dall' incipit )

1 commento:

lascatolasottoilletto ha detto...

ti commento su myspace
deliakru
in privato.
ciao
ma sti succhiaparole di blogger non lasciano mai commenti ?
che schifo che mi fanno!
giulia