sabato 25 ottobre 2008

Nuovi appuntamenti

22 novembre ore 18:30

PRESENTAZIONE DEI LIBRI:

"CREDO IN UN SOLO IO”, Tespi 2008, di Gianluca Liguori“

LAVORARE STRONCA”, Tespi 2008, di Andrea Coffami e Angelo Zabaglio

C.S.O.CANTIERE – Via Monte rosa 84 Milano

INFO SU: www.myspace.com/cantieremilano

27 novembre ore 19: 00

Gianluca Liguori, Angelo Zabaglio, Andrea Coffami e la special guest star Lady Oscar leggeranno un po' di cazzi loro per divertirci insieme bevendo e mangiando cose buone. Un'occasione simpatica per incontrarsi.

Info su: www.myspace.com/zammu

Trovate i libri su www.tespi.it

domenica 5 ottobre 2008

Nessuno pagherà

La crisi economica avanza a gran passi. Lo sfacelo di una nazione, di un popolo con potenzialità immense, offuscato da una corruzione nelle stanze del potere come non si era mai vista dalla fine della guerra, è ben limpido davanti ai nostri occhi. Basta aprirli. In due generazioni si è rovinato tutto. Siamo una repubblica giovane. Le responsabilità di una classe politica incivile sono pesanti, ma per come stanno andando le cose, nessuno pagherà. Nessuno pagherà.
Bisogna ricostruire. Bisogna lavorare per un cambiamento. Bisogna creare una coscienza collettiva che si è smarrita, se mai è stata. La comunicazione e l'informazione hanno perseguito reato. È un colpo di stato, subdolo e invasivo. A volte gli allievi superano i maestri, e i maestri se ne compiacciono. Tutto quello che abbiamo oggi era stato già progettato ieri. Tutto quello che abbiamo oggi è stato già giudicato e condannato. Tutto quello che abbiamo oggi è una pagina vergognosa nella storia della democrazia. E nessuno pagherà.
Lavoro, giustizia, salute, istruzione, cultura: tutto va a puttane. E le puttane vengono utilizzate per gli spot pubblicitari di regime. E le puttane sono ragazze a cui hanno mutilato la dignità, sono ragazze private di libertà. Sono vittime. Le puttane sono vittime due volte. Dovrebbe essere lo stato, la società, la collettività, con uno slancio di solidarietà, a proteggerle, e non uomini che lucrano e le trattano come merce, per il profitto. La logica del profitto è una logica perversa. Si ammazzano uomini e donne, quasi sempre innocenti, vittime di un sistema. E nessuno pagherà.
Possiamo parlare di razzismo, e di come questo viene strumentalizzato. Abbiamo raggiunto livelli di xenofobia preoccupanti. Come al solito la cattiva informazione agisce e veicola coscienze già sbandate e si urla allarme sociale mentre è fomentata la paura del diverso. E la politica e il potere stanno là, magari qualcuno si fa pure un risolino sotto i baffi. E nessuno pagherà.
Non cambia. La situazione è destinata a peggiorare. Il popolo dovrebbe prendere coscienza e protestare, ma l'unica cosa che scatena la protesta è il rinvio del campionato di calcio. Siamo ridotti male. La domenica è il giorno del pallone. E così il lunedì, il martedì, e dopo il campionato le coppe europee, e poi di nuovo domenica. E mentre si parla di calcio, solo di calcio, ci imboccano di pane e calcio dall'adolescenza alla pensione, alla morte, mentre perseguitano la politica del malaffare. Spesso si sottovaluta la pericolosità del calcio come anestetico sociale. Il male è radicato. L'emozione è snaturata. E andiamo sempre peggio. E nessuno pagherà.
La storia d'Italia attraverso la storia del calcio. È una prospettiva interessante da studiare. Lo avevano capito già dagli anni trenta, o giù di lì. Ci sono troppe coincidenze, e troppe coincidenze cosa vorranno dire? È storia contemporanea. Già, la storia contemporanea. Il popolo ha perduto la memoria storica, e quando un popolo perde memoria storica lo sappiamo come va a finire. Perché il guaio è che noi che leggiamo, noi che scriviamo, noi che sappiamo ancora essere solidali, noi sognatori, noi che crediamo nella giustizia, un noi ampio che arriva a comprendere, noi, sì, noi, proprio noi dobbiamo essere bravi, capaci, attraverso la parola, il racconto orale, la narrazione, la discussione, con la forza delle idee, con la parola, noi, noi dobbiamo svegliare. È compito di tutti. È una questione di civiltà. E magari poco a poco, si può cambiare. Si deve agire con la parola. Ci vuole tempo, forse tanto tempo, ma ce la si può fare. Se oggi siamo due, domani saremo quattro. E quando finalmente saremo tanti, in tanti, magari troviamo le forze di lottare. Perché non avremo più paura. Perché io un po' di paura ce l'ho, ho paura che nessuno pagherà.
La terza Repubblica potrebbe partire anche da qui. La discussione è aperta. Sta a noi. Io da solo non posso fare niente. Sono impotente, esattamente come te. Ma noi possiamo fare qualcosa. La discussione è aperta.