domenica 10 agosto 2008
Identità III
La nostra storia comincia con un dialogo. Anzi no, prima del dialogo c'è un uomo, in casa sua, nella cucina. Ha appena finito di mangiare e sta lavando i piatti. Quando ha finito si siede davanti al televisore, pensa ad altro mentre sbriciola una cimetta di erba verde con dei filamenti rossicci, a cui aggiunge del tabacco e poi mischia bene, prende un pezzo di cartoncino e l'arrotola, poi stacca una cartina dal pacchetto di grigie slim, su cui deposita l'impasto, appoggia il filtro all'estremità sinistra della cartina, gira, lecca, ed ecco pronta la sua sigaretta. Si versa ancora mezzo bicchiere di vino, ne ingolla un sorso. Accende la sigaretta, aspira. Pensa a lei che è andata via. Espira. Aspira, espira. Butta giù un altro sorso. Cambia distrattamente i canali, ancora un sorso, e lascia sul terzo canale dove trasmettono uno speciale sulla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Vede il presidente Pertini straziato e pensa alla grandezza di quell'uomo, immenso, ma così incapace dinanzi a tanta mostruosità. Aspira, espira. Poggia la sigaretta nella ceneriera, beve un altro sorso, poi si alza e va vicino al telefono, nell'atrio della casa, strappa una pagina dell'agenda, prende una penna e torna in cucina. Si siede al tavolo, manda giù l'ultimo sorso e si riempie nuovamente il bicchiere. Prende la sigaretta, ravviva con la fiamma la punta, aspira. Suona il citofono. Espira. “Chi sarà mai a quest'ora?”, pensa dentro di sé. Poi si alza e va a rispondere.
“Chi è?”.
“Io, apri”.
Aspira, poi va ad aprire la porta e torna in cucina. Espira. Prende un altro bicchiere e lo mette sul tavolo. Ritorna nell'atrio e vede la porta aprirsi lentamente. Adesso comincia il dialogo.
“Ciao, allora? Come va?”
“Si combatte, te?”
“Sto a pezzi. Non mi passa”
“Sempre il solito, guarda, non la molli eh?”
“Vuoi un bicchiere, sì?”
“Non si rifiuta mai”
“Senti quanto è buono”
“Rosso di Montefalco...sei andato in fissa coi vini umbri ultimamente!”
“Devo dire che mi piacciono molto”
“Che stavi facendo?”
“Un cazzo...ho appena finito di mangiare, ho lavato i piatti, adesso stavo fumando questo spino, tieni...”
“Giusto due tiri, per compagnia. Non fumo da oltre due mesi, credo sia stato con te l'ultima volta”
“È erba, è buona”
“Non male...stavi scrivendo?”
“Perché?”
“No, è che vedo la penna, il foglio...”
“Non lo so, ero andato a prendere le armi, ma non so se ho le forze ancora di combattere, avevo visto Pertini, la strage di Bologna, e non so...poi hai citofonato, e meglio così...si vede che era destino...”
“Non stai scrivendo niente?”
“Qualche poesia, niente di che...abbozzo racconti...ho le idee, ma poi non le trascrivo...”
“Come mai?”
“Il tempo, sempre il tempo...che poi forse non è vero, è una scusa, non lo so, da quando lei è andata via non ci riesco...mi sento svogliato...”
“Prima ti lamentavi di lei, ora ti lamenti che lei non c'è...sei assurdo!”
“Lamentarsi è bello...”
“Ti piace, ti è sempre piaciuto...”
“Effettivamente...”
“Che lei sia una scusa...o forse lo è sempre stata...hai sempre trovato una scusa diversa, ma il lamento è sempre stato costante”
“Non ne posso fare a meno!”
“Nemmeno a questa roba...ne fai già un'altra?”
“Mi piace...mi piace fumare...pensa che continuo ancora a fumare prima di andare al lavoro, mi sveglio sempre quel quarto d'ora prima, ti ricordi?”
“Certo che mi ricordo, per certi versi non cambi mai”
“Il fatto è che non mi fa assolutamente nulla, non mi preclude nulla...è per il gusto...”
“Sei assuefatto...”
“Sarà...ma finché posso, fumo...non me ne frega niente...ancora vino?”
“Sì, riempi.”
“Te come va?”
“Solito. Marie è andata dai suoi a La Rochelle per una settimana, ed io mi godo un po' di libertà...”
“Non ti invidio per niente. Io non faccio che pensare a lei”
“Hai ragione, scusami”
“Ma di che? Figurati, anzi fai bene...devo dimenticare, superare questo momento buio...AH AH AH...ho ricominciato a lamentarmi!”
“Ah ah ah!”
“Ah ah...non riesco proprio a farne a meno...”
“Hai scritto qualcosa su di lei?”
“Macché...niente...se voglio scrivere di lei mi blocco totalmente in maniera irreversibile...”
“Passerà”
“Senz'altro”
“Stanne certo”
“Vado a prendere un'altra bottiglia...che preferisci Nero d'Avola o Syrah?”
“Mmm...Syrah”
“Aggiudicato! Ma hai mangiato?”
“Sì tranquillo...prendi il vino...il vino è nutrimento per l'anima...”
“Caro amico, io l'ho sempre sostenuto che sei un grande poeta!”
“Il poeta sei tu”
“Io sono poeta perché scrivo...tu sei poeta, anche se non metti una riga su carta!”
“Smettila di dire cazzate e vai a prendere il vino!”
Chi sono i nostri due personaggi? Due vecchi amici, a quanto pare dal dialogo. Volete saperne di più? Silenzio, ascoltate, ecco che ritorna dalla camera con la bottiglia di Syrah. Sssshhh...
“Questo è molto buono...l'hai bevuto?”
“Sì, lo conosco!”
“A cosa brindiamo?”
“A cosa vuoi brindare? Abbiamo brindato già a tutto...”
“No, no, non essere pessimista...c'è sempre qualcosa per cui valga la pena di brindare...vogliamo brindare a Marcella che se ne è andata?”
“Non ti sembra sprecato? Ce l'hai sempre in testa!”
“Brindiamo alla vita...così di merda, ma così straordinariamente divertente...”
“Vaffanculo a questo mondo di merda! Dovremmo bruciarlo!”
“Ah ah ah...ti stai riprendendo...alla rivoluzione!”
“Ma quale rivoluzione?”
“La nostra rivoluzione!”
“Io sarei più per un piano eversivo...”
“Alla distruzione totale!”
“A Baudelaire!”
“Sì, sì. a Baudelaire...mi piace...”
“Sì, anche se pure lui era un fottuto borghese...”
“Andiamo a fucilare il generale Aupick!, gridava dalle barricate...Aupick era il marito della madre, quello che gli aveva bloccato l'accesso ai soldi del padre e che lo aveva imbarcato su una nave...”
“Sì, e lo aveva fatto processare perché pazzo!”
“Pazzo poeta...Ahi, avessi partorito un groviglio di vipere piuttosto che nutrire questa derisione! Maledetta la notte e il suo piacere effimero, che concepì il mio ventre la mia espiazione!”
“Qual è?”
“Bénédiction, la poesia che apre I Fiori del Male. La madre del poeta impreca dio per avergli fatto concepire il poeta, malsana e brutta creatura. L'ho messa pure nella tesina di quinto liceo!”.
“Sì, me la ricordo”
“La poesia o la tesina?”
“Tutte e due!”
“Sai che pensavo? Che avessi un patrimonio da sperperare come Baudelaire, e tutto il tempo a disposizione, senza dover lavorare, forse sarei stato ancor più grande di lui...”
“Tu sei pazzo!”
“Ma non eri tu il pazzo?”
“Eravamo pazzi tutti e due, ma poi io sono rinsavito...”
“Anch'io sono rinsavito! Ti ricordi come ero prima? Prima del romanzo, quando stavo male....ti ricordi il mio dolore? Ti ricordi il mio dolore? C'è una canzone di Fumaretto che canta così...quell'uomo è un genio, devo assolutamente farti ascoltare il suo cd...”
“Che fa?”
“È un pazzo, suona il pianoforte battendo forte sui tasti e urla e canta...la donna è una superpotenza che ti vuole convertire con l'amore preventivo...la donna alleata coi ladri...e i ladri dettano legge...VENITE ASSASSINI, VENITE ASSASSINI, UCCIDETE I LADRI E LE DONNE...”
“Li trovi tutti tu...”
“C'ho il fiuto...e poi sono convinto sempre più che di uomini validi ce ne sono...il guaio è che sta ognuno rinchiuso nel personale combattimento della vita quotidiana...non c'è pace...la situazione è critica, bisognerebbe far qualcosa...”
“Non cambi mai...ti invidio, sai? Sembra che per te il tempo non passi, sei sempre lo stesso, hai sempre le stesse idee, sei l'unico che non si è venduto...”
“Ah, se è per questo io mi sono venduto più di tutti quanti gli altri...”
“Non fare l'idiota, sai bene cosa intendo...”
“Non mi piacciono i discorsi seri...preferisco ridere, far ridere, la battuta ad ogni costo...è più forte di me...non esiste niente di serio...”
“Su questo non ne avevamo mai avuto dubbi, no?”
“Io ne faccio un'altra, e riempio i bicchieri, che a quanto pare, piangono...”
“Fate bere gli assetati...”
“Il vino, il vino è vita, è sangue, senti il sapore dell'uva? La terra, il sole di Sicilia, la tua Sicilia...quando è che ritorni a fare un giro a Palermo?”
“Bah...non so...vorrei tornarci...sono tre anni che ci manco...”
“Sono successe un sacco di cose...”
“Eh già...”
“Ricordi quella volta che ubriachi ci siamo menati...che botte!”
“Bei tempi!”
“Pensi che dovremmo tornare a menarci?”
“Penso di sì, ci farebbe bene”
“Non so se ci riuscirei”
“Dammi un pugno...”
“No, no...”
“Dammi un pugno!”
“Non ce la faccio...”
“Hai paura?”
“No, non è paura, è solo che non ce la faccio...”
“Cosa ti blocca?”
“Ti voglio bene, sei un amico, uno dei pochi che ho, non riuscirei più ad alzarti le mani contro...”
“Io dico che ci farebbe bene, non trovi?”
“Non lo so...sono cresciuto...”
“Un cazzotto è sempre un cazzotto, a qualunque età della vita...”
“Non ne vedo il motivo”
“Forse hai ragione, è forse che io sento di avere bisogno di un paio di pugni in faccia, di quelli belli tosti...”
“Su, dai, non dire così”
“Ti giuro, mi sento di impazzire...ma che vita facciamo? Me ne voglio andare all'estero...”
“Ovunque è lo stesso, non credere”
“Non è vero...prendi in Francia, da Marie...”
“Vuoi andare lì con lei?”
“Può darsi...ci sto pensando...”
“Sei in gabbia, amico”
“Lo siamo tutti, chi per un verso, chi per un altro...”
“Sì, ma così ti scavi la fossa da solo...molli tutti e tutto...”
“Non ho niente, e nessuno...ho lei...”
“Quando stavo con Marcella la pensavo come te, l'avrei seguita ovunque...oggi come oggi sono convinto che mi sbagliavo”
“Ma torneresti con lei...”
“Ad esser sinceri non lo so...”
“Dì la verità...”
“Non sto mentendo, giuro, perché dovrei?”
“Non mi convinci”
“Davvero, in fondo credo sia meglio così...”
“Però stai male...”
“Quella è un'altra cosa...”
“Ma è la stessa...il tuo dolore è dovuto alla sua assenza, asserire il desiderio che lei non torni, vuol dire desiderare il suo ritorno”
“È meglio così, credimi...”
“Ti piace star male...”
“Probabilmente”
“Si sarà fatto tardi...che ora è?”
“Non so...resta un altro po'...finiamo il vino...non si lasciano le bottiglie a metà!
“Li ricordi i miei insegnamenti, vedo”
“Ma se ero stato io ad insegnarlo a te!”
“Ma va...va...”
“A cosa brindiamo?”
“Brindiamo a Pasolini!”
“Brindiamo a Pasolini!”
“A Totò!”
“A Totò, il principe del sorriso!”
“L'hai visto Uccellacci e uccellini?”
“Sì, ci sono riuscito, e mi è piaciuto!”
“Ci sono riuscito nel senso che non ti sei addormentato?”
“Esatto! Sei perspicace nonostante il vino...”
“Lo sono sempre stato, e l'ho sempre retto il vino, anzi spesso il vino ha retto me, mi ha sorretto...”
“Dovresti scriverle queste cose...”
“Fallo tu!”
“Ma io li dimentico sempre, i dialoghi...così come le battute che continuamente sparo, quando sono in vena...”
“Anche quando non sei in vena...”
“Sì, ma poi non me le ricordo mai”
“Dovresti scriverle!”
“Lo dico sempre e non lo faccio mai”
“Incomincia a farlo”
“C'era un periodo in cui Marcella prendeva nota delle cazzate che dicevo...ma poi ci ridevamo insieme, e non scrivevo, e non le utilizzavo, credo che li abbia lei, quegli appunti...”
“Ancora con Marcella...vedi che ho ragione io...”
“Forse sì, ma come si fa?”
“Non ti ricordi come si fa? Hai perduto la memoria?”
“Forse sono più provato di un tempo”
“Ma smettila...quasi non ti riconosco...che fine ha fatto il grande scrittore?”
“Già...che fine ha fatto il grande scrittore?”
“È dentro di te. Dove sempre è stato”
“Sì, ma è come se lo scrittore avesse ucciso i suoi personaggi”
“Così come li ha uccisi, può riportarli in vita!”
“Non ho più le forze...voglio lasciarmi scorrere l'esistenza così...ho già scritto abbastanza...”
“Abbastanza? Ma che cazzo dici?”
“Forse i poeti dovrebbero avere sempre vent'anni...”
“I poeti hanno sempre vent'anni, i poeti non hanno età, non hanno tempo...ti ricordi?”
“Fatico a farlo”
“Sforzati!”
“Siamo all'ultimo bicchiere di vino”
“E cambi argomento!”
“E torno sempre là...”
“Ma ti rendi conto del dono che hai...perché sprechi i tuoi giorni? Perché sperperi il tuo talento?”
“Per la distruzione...forse per me era più importante capire che avrei potuto riuscirci, piuttosto che sforzarmi per riuscirci davvero...”
“Non ti riconosco più”
“Anche io fatico sempre più spesso a riconoscermi...”
“In che senso?”
“Quando mi guardo allo specchio, e non sono più io, non sono me stesso, sono mutato, mi sono trasformato lentamente, a poco a poco, e adesso che sono diverso da quello che ero, e non so più chi ero, e nemmeno chi sono ora...non so se riesci a capirmi, se riesco a spiegarmi, la situazione è molto complessa”
“Intuisco qualcosa...”
“Si tratta del tuo lavoro...cosa ne pensa, dottore?”
“Smettila di fare il coglione, e parlami di questa storia”
“Allora...hai presente quando...anzi no, hai presente la merda?”
“Che c'entra la merda?”
“Niente, era così per dire”
“Non ti va di parlarne...come sempre ti limiti ad accennare le cose, e poi tergiversi, disciplina in cui tu sei un campione...”
“Quanti complimenti...salute!”
“Salute!”
“Il vino è finito”
“Forse è ora di andare”
“Aspetta...vuoi altro vino? Stappiamo il Nero d'Avola?”
“No, vado”
“Non insisto”
“Ci sentiamo”
“Sì, ci sentiamo”
“...”
“Passa quando vuoi...”
“Vediamoci per uscire una sera, prima che torna Marie...”
“Va bene, chiamami”
“Chiamami, se ti va, anche solo per parlare, se ti senti solo”
“Ma io senza di lei, sono solo, mi sento solo, anche se in alcuni momenti mi distraggo, poi ritorno alla realtà, e non c'è niente da fare...”
“Scrivi tutto in un romanzo!”
“Non lo so se mi va”
“Fallo...mettiti seduto, e scrivi, sei venuto al mondo per questo, no?”
“Lo credevo una volta”
“Io credo ancora in te. E non sono il solo, fidati. Fallo per me, fallo per Marcella, fallo per te, ma fallo, ti prego”
“Ci proverò”
“Devi riuscirci!”
“Chi lo sa...”
“Ora vado davvero, fatti abbracciare amico”
“Grazie”
“Grazie a te, e ricordati la promessa!”
L'amico lascia la sua casa, ed egli rimane solo. Stappa il Nero d'Avola e si prepara l'ennesima sigaretta artificiale. La cannabis e i suoi derivati gli hanno sempre procurato un effetto di rilassatezza. Accende. Aspira. Espira. Prende il foglio e la penna. Guarda il foglio. È bianco. Non sa cosa scrivere. Non si ricorda come si fa. Aspira, espira. Si riempie il bicchiere, fa un sorso. Aspira. Poggia la penna, segna un tratto, poi stacca. Espira. Beve ancora dal bicchiere. Aspira, espira. Ha tutto in testa ma non riesce a dirlo. Una volta era così semplice. Una volta era la cosa che gli riusciva più naturale. Adesso nulla. Aspira, espira. Beve. Aspira, espira. Aspira, aspira. Espira tutto insieme. Guarda il fumo. Beve. Poi comincia a piangere. Scrive sulla pagina “A Marcella”. Aspira, espira. Aspira, espira. Beve. Aspira, espira. Aspira, espira. Aspira, espira. Non gli viene nulla da scrivere. Gli sembra inutile. E se avesse sprecato tutta la sua vita? Aspira, espira. Beve. Aspira, aspira, spegna la cicca. Espira. Beve. Poi scoppia in lacrime. E dopo un lungo pianto, si addormenta stirato sul tavolo.
Sogna scene di vita ordinaria, con personaggi con le caratteristiche divelte, e come la sensazione di un messaggio da decifrare, ma un po' confuso. Alle prime luci dell'alba, apre gli occhi, e non sa cosa ci fa a dormire in cucina, come si trova lì. Va nella camera e si butta sul letto, vestito e con le scarpe. Sogna di camminare in un tunnel buio, vede una luce, lontana, che non riesce a raggiungere. Un sogno molto lungo e difficile. Non un incubo, si tratta di un sogno, un sogno lungo e difficile, fatto della sostanza del sogno. Non è angosciato, è sereno, prosegue dritto, verso la luce, verso l'uscita che non riesce a raggiungere. Suonano due volte al citofono, ed egli apre gli occhi. È uscito dal tunnel. Il citofono suona ancora. Va a rispondere.
“Chi è?”
“Raccomandata”
“Scendo subito!”
Prende le chiavi ed esce di casa, riceve la lettera e tornando su per le scale apre la busta. Entra in casa, chiude la porta alle sue spalle e tira fuori il foglio. Il contenuto era chiaro: avviso di sfratto. Sorride, accartoccia il foglio e lo lancia verso il cestino. La palla di carta rimbalza sul bordo e cade di lato, a terra. Guarda sul tavolo e vede due bicchieri vuoti, due bottiglie vuote e una piena a metà, residui di diverse sigarettine, cartine, tabacco sparso, cenere sparsa, una cimetta dentro un pezzetto di cellophane, macchie di vino, una penna e un foglietto. Prende il foglietto e legge “A Marcella”. Accartoccia il foglietto e lo lancia verso il cestino. La palla di carta rimbalza sul bordo, e poi entra dentro al cesto. “Questa era più leggera!”, pensa. Poi mette a fare il caffè e comincia a sbriciolare l'erba. Lo aspettava una nuova giornata.
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